Dal caos al quadrante giusto
Viaggio dentro una piccola impresa metalmeccanica (e come abbiamo iniziato a farla respirare)
Un mese fa avevo raccontato di essere entrata in una piccola azienda metalmeccanica:
25 dipendenti, qualche terzista, margini altalenanti e un imprenditore — come sempre — al centro di tutto.
Nel frattempo mi è successo di tutto: una caduta, un’operazione al gomito e una protesi nuova.
Una pausa forzata che, paradossalmente, mi ha permesso di fermarmi, osservare e studiare meglio i documenti dell’azienda.
Quando ci siamo rivisti per il primo vero incontro, ho portato con me un solo foglio:
il Quadrante del Cashflow di Robert Kiyosaki.
E ho chiesto:
“Onestamente, tu in quale quadrante credi di collocarti?”
Il punto di partenza: riconoscersi
Molti piccoli imprenditori si definiscono “imprenditori”, ma in realtà possiedono un lavoro, non un’impresa.
Se smettono di lavorare, tutto si ferma.
Non è un errore: è il punto di partenza.
Il primo obiettivo non è aumentare il fatturato, ma recuperare tempo e metodo.
Solo chi riconquista il proprio tempo può iniziare a ragionare da imprenditore e costruire un’azienda che funzioni anche senza di lui.
Il caso pratico: il magazzino fantasma
Durante l’analisi preliminare, un dato ha attirato subito la mia attenzione.
Nel gestionale risultavano oltre 300.000 euro di materiali in giacenza.
Ma durante il sopralluogo, quegli articoli… non c’erano.
Scaffali pieni di pezzi obsoleti, componenti non più compatibili, residui di produzioni di anni passati.
Il titolare mi ha detto:
“Li teniamo lì, non si sa mai che servano. E comunque non abbiamo avuto ancora tempo di guardarli”
Facendo due conti, quel “non si sa mai” significava 80.000 euro di capitale immobilizzato e circa 1.000 ore uomo l’anno spese a cercare, spostare o gestire materiali che non servivano più.
Il metodo: creare un team e un sistema
La mia risposta non è mai solo “analizziamo meglio i numeri”, ma mettiamo intorno al tavolo le persone giuste.
Perché la soluzione non è mai solo tecnica, è sempre anche organizzativa.
Ho quindi creato un piccolo team trasversale:
🔹 Il commercialista
Per avere dati corretti e riconciliati tra contabilità e realtà fisica.
Solo partendo da numeri coerenti si possono prendere decisioni efficaci.
🔹 Il responsabile vendite
Per capire se tra i materiali fermi c’erano prodotti ancora piazzabili sul mercato o riposizionabili con una comunicazione mirata ai clienti storici.
🔹 Il mio partner consulente ambientale
Per valutare se e come smaltire correttamente i materiali obsoleti, minimizzando i costi e massimizzando il recupero possibile.
La mappatura a valore
Abbiamo poi costruito insieme una mappatura a valore del magazzino, classificando gli articoli in base alla rotazione e al margine:
| Classe | Descrizione | Azione |
|---|---|---|
| A | Alta rotazione / alto margine | Mantenere e ottimizzare il riordino |
| B | Media rotazione | Monitorare e pianificare vendite e approvvigionamenti |
| C | Bassa rotazione / obsoleto | Smaltire o valorizzare responsabilmente |
Nel giro di poche settimane, l’azienda ha liberato il 40% dello spazio magazzino, recuperato 12.000 € di liquidità e migliorato il controllo dei flussi interni.
Ma la parte più importante non è stata il risultato immediato: è stata la consapevolezza.
Quando tutto diventa visibile, anche l’imprenditore inizia a vedere diversamente la propria azienda.
La domanda che cambia la prospettiva
Alla fine del progetto, ho chiesto all’imprenditore:
“Possiamo quindi andare oltre o è necessario fare qualcos’altro?”
Perché non basta risolvere il problema del momento.
Se non si interviene sui processi che l’hanno generato — pianificazione, esecuzione e controllo — il problema tornerà, prima o poi. Più prima che poi.
E questo è il punto centrale del mio lavoro:
vedere nei problemi non un ostacolo, ma un campanello d’allarme, un nodo da sciogliere.
Ogni anomalia, ogni urgenza, ogni “non si sa mai” è un segnale che qualcosa non funziona nel metodo.
Per me, quegli scaffali pieni non rappresentavano solo sprechi o disordine, ma la prova concreta che mancavano:
- una pianificazione coerente tra acquisti e vendite,
- un’esecuzione controllata dei processi operativi,
- un monitoraggio costante dei dati reali per correggere le deviazioni in tempo utile.
E’ li quindi che dovremo posizionare la nostra LENTE DI INGRANDIMENTO per combattere le inefficienze e far emergere il valore.
Dal lavorare dentro al lavorare sull’azienda
Questo è il passaggio più importante per ogni piccolo imprenditore.
Passare dal “fare tutto da solo” al costruire un sistema che funziona anche senza di te.
Con il Metodo Efficaciente™, accompagno le aziende proprio in questo percorso, lavorando su quattro direttrici:
- Fotografare la realtà – numeri, flussi, ruoli e inefficienze
- Snellire e dare priorità – eliminare sprechi e ridondanze
- Creare autonomia – processi chiari, ruoli definiti, responsabilità condivise
- Costruire un sistema scalabile – dove le persone lavorano in modo coordinato, senza che tutto dipenda dal titolare
Il risultato non è solo più efficienza.
È libertà: libertà di tempo, di pensiero, di strategia.
La riflessione finale
Quando chiedo a un imprenditore:
“Tu in quale quadrante ti trovi oggi?”
non è per giudicare, ma per dargli una bussola.
Il quadrante non è una prigione.
È la fotografia del presente.
E cambiare quadrante non è una questione di fortuna, ma di metodo, consapevolezza e rete.
In 25 anni di attività ho imparato che ogni problema operativo è un messaggio.
E ogni messaggio è un’occasione per costruire un sistema più solido, più consapevole e più libero.
Un passo alla volta, un processo alla volta, un weekend di lavoro in meno alla volta.
Intanto….il nostro imprenditore dell’azienda metalmeccanica è pronto per iniziare a ragionare sul PERCHE’ si è creata quella situazione al magazzino ed accettare un supporto concreto per risolvere il problema alla radice. Vedremo se sarà così al mio prossimo intervento, tra circa una settimana, che farò nella sua azienda.
